ECONOMIA &LAVORO

 
 
 
 
HOME DEL DOSSIER

Frontiere

Normativa

Business

Risparmio

Società

Conferenza di Copenhagen

Mix di vecchio e nuovo per le scelte del futuro

di Federico Rendina

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
9 Febbraio 2010

Guai ad aspettare l'esito dei litigi. Quelli tra i paladini delle rinnovabili "tutto e subito", i fautori dell'uso massiccio e inevitabile di gas e petrolio per i prossimi decenni, i sostenitori del nucleare come scelta risolutiva, i massimalisti del "tiriamo la cinghia perché solo il risparmio energetico ci salverà". Se questa battaglia proseguirà sarà comunque un massacro. Perché, a ben vedere, la soluzione non può essere nella contesa sulle diverse opzioni energetiche. Roba vecchia. Acqua passata. La soluzione, solo apparentemente banale, è in un accorto mix di ciò che abbiamo e potremo presto avere, ma con qualche variabile nuova.
Petrolio e gas, rinnovabili e atomo. Da amalgamare con una più decisa iniezione di tecnologie, quindi di ricerca, dunque di denari. La vera meta? L'efficienza energetica. Che si prenda cura delle nuove energie ma anche delle vecchie. Il gas, da rendere ancor più pulito. Persino il carbone, che sta dimostrando di poter inquinare per una frazione rispetto agli scorsi decenni.
Via allora alla trasmutazione di un concetto già vecchio: green economy. «Cominciamo a parlare di clean economy. Ci capiremo meglio, ci muoveremo meglio. E scopriremo che saranno proprio le fonti fossili, se maneggiate con nuova cura, a traghettarci verso il primato delle energie rinnovabili. Che in ogni caso non è vicinissimo».
Joseph Stanislaw, guru americano degli scenari energetici ben ascoltato da Obama e consulente dei più quotati centri di ricerca mondiali, esorta tutti a ricollocarsi su un approccio meno massimalista e più mediato. «L'unico che può garantirci un futuro energetico» spiegherà oggi a Roma nel suo intervento al meeting promosso da Assolombarda, Unione industriali di Roma e Deloitte & Touche (di cui Stanislaw e consigliere indipendente).
I consigli ai manovratori, anche nostri, non mancano. Come gli ammonimenti. Serve una strategia energetica «di transizione», incalza Stanislaw. Vecchie fonti energetiche e nuove fonti, il tutto condito con la tecnologia. Perché solo un corretto mix può intanto sottrarre il gioco tra i paesi industrializzati e quelli da poco al galoppo dalla sempre più marcata volatilità dei prezzi dei combustibili fossili. Per stabilizzare il barile, tutti insieme, su un valore compatibile con lo sviluppo delle economie ma anche con la convenienza a sviluppare la ricerca e lo sviluppo delle fonti alternative. Un prezzo né troppo alto né troppo basso. «Diciamo tra 60 e 85 dollari» afferma Stanislaw in armonia con le indicazioni degli strateghi più quotati.
Guai intanto ad allentare troppo gli incentivi, a volte stra-generosi e quindi stra-costosi, sulle rinnovabili. Anche se un ridimensionamento dei sussidi sulle fonti rese sempre più efficienti da progresso tecnologico, come il solare, «è fisiologico» osserva Stanislaw con buona pace di chi si ora oppone al taglio prospettato qui in Italia al "conto energia". Ma intanto «proprio l'osmosi tra una spinta all'efficienza delle fonti tradizionali e la ricerca sulle rinnovabili può accelerare il trasferimento di risorse su queste ultime. Per poi garantirci poi un sicuro e robusto ritorno in termini di business, di occupazione, di sviluppo. «Guardiamo cosa è accaduto in Danimarca che negli ultimi anni ha spinto il Pil proprio così». E cosa sta accadendo in Cina, dove il mercato delle tecnologie verdi sta raggiungendo il valore di un trilione di dollari l'anno, facendo della Cina il principale polo manifatturiero anche in questo settore».
Il faro? L'efficienza energetica complessiva, insiste Stanislaw. Ed ecco che dalle teorie nascono nuove terminologie. Negli studi firmati dal professore americano compare un termine nuovo ed efficacissimo, "negawatt", l'unità di misura che quantifichi in maniera condivisa l'energia risparmiata grazie all'efficienza, e non semplicemente perché ne consumiamo di meno rinunciando a qualcosa.
Un negawatt, ovvero un megawatt tagliato dall'efficienza e quindi non sprecato, «potrebbe comportare, in termini di investimenti, un costo aggiuntivo dall'1 al 5% a chilowattora». Un granello. Poca spesa, alta resa. «Con accorgimenti minimali potremo ricavare una quantità straordinaria di megawatt. Molti studi hanno dimostrato, ad esempio, che basta usare le tecnologie di costruzione più avanzate, ma già a nostra disposizione agli stessi costi di quelle tradizionali, si può risparmiare fino al 20% dell'energia assorbita da un edificio». Ed è almeno di quest'ordine di grandezza l'"energy saving" già oggi possibile in tutti gli aspetti del vivere comune, «con un ulteriore 20% che si attende dalla prossima imminente generazione di apparati tecnologici. A partire dagli elettrodomestici».

9 Febbraio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
 
 

24energia 24energia

07 May, 08:15 |

24energia: Intervista al consulente energetico di Obama http://24o.it/7o8fk

06 May, 13:17 |

24energia: nòva24 di oggi è molto, molto rinnovabile

05 May, 16:22 |

24energia: Il Sole 24 ORE - L'energia pulita sotto i riflettori scommette sulla ricerca http://24o.it/npage

04 May, 10:57 |

24energia: Il Sole 24 ORE - «Impianti troppo profondi. Difficile tappare la falla nel Golfo del Messico» http://24o.it/taZZM

 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-